L’editore di Louise Gluck, “un piccolo miracolo napoletano”

 “Qui non ha mai chiamato nessuno… Non si è mai visto un giornalista… Oggi squilla continuamente il telefono. Alle 13.05, cinque minuti dopo l’annuncio del Nobel, davanti alla libreria c’era già una folla di persone”. In via Mezzocannone 55, nel cuore universitario di Napoli, c’è da quarant’anni la libreria e casa editrice Dante & Descartes, che ha pubblicato in Italia la raccolta di poesia ‘Averno’ di Louise Gluck e che oggi, come racconta il titolare Raimondo Di Maio, è travolta “dai cinque minuti di notorietà” legati all’assegnazione del premio alla poetessa statunitense.

“Sono qui a festeggiare con Antonella Cristiani, che ha curato con me il libro della Gluck. A farcela scoprire – racconta Di Maio all’ANSA – è stato un mio amico fraterno, José Vicente Quirante Rives, che l’ha pubblicata in Spagna con la sua casa editrice che, guarda caso, si chiama Partenope. Un giorno, l’anno scorso, mi ha chiamato e ha insistito: ‘E’ un libro necessario per Napoli’. Lo abbiamo letto in spagnolo, in inglese, abbiamo iniziato le prove di lettura in italiano e le abbiamo mandate all’autrice, che difendeva giustamente ogni parole e virgola della sua poesia. E’ uno straordinario dialogo con la morte, un esempio altissimo, che riprende la classicità con una sensibilità contemporanea: eppure la Gluck non era mai stata sul lago d’Averno, porta d’accesso agli Inferi secondo la mitologia, che è proprio vicino a Napoli. Era uno scandalo che i suoi versi non fossero stati tradotti in italiano e abbiamo cercato di porre rimedio. E ovviamente abbiamo invitato Louise Gluck a venire a visitare il lago d’Averno”.

Oggi la soddisfazione è duplice: “Siamo felici per l’autrice, perché è un premio prestigioso e meritato: le abbiamo scritto immediatamente per congratularci con lei. E siamo contenti perché in questo momento di parole dannate, la parola poetica ha un po’ di spazio”. In poche ore, sottolinea ancora, “abbiamo venduto 80 copie di ‘Averno’ qui e all’altra filiale, in piazza del Gesù, dove c’è mio figlio. Mi sembra un piccolo miracolo napoletano: mai poesia fu tanto venduta nel nostro Paese. Avevo stampato mille copie, ne ho ancora seicento da parte, ma dalle grandi catene come Feltrinelli e Hoepli me ne hanno già chieste cinquemila. Su Amazon non ci siamo, non mi sembra un luogo adatto per la poesia. E nella distribuzione – promette – approfitterò dei cinque minuti di potere legati al Nobel per avvantaggiare le piccole librerie indipendenti, quelle che magari me ne chiederanno una sola copia. Il primo a mettersi in macchina e a raggiungerci è stato il titolare della libreria Tasso, a Sorrento. Qualcuno mi ha abbracciato, come se avessi avuto un figlio: sono fenomeni belli, che fanno bene al cuore”.

In questi giorni, riflette Di Maio, “via Mezzocannone è quasi deserta: ecco, questa luce mi fa piacere. Il mio amico Erri De Luca dice che un libraio editore ha una responsabilità civile in più verso la città: oggi, da artigiano quale sono, sento di aver assolto a questo compito. Più che mai al Sud: quando va bene, produciamo emigrazione, quando va male, disoccupazione”. Un atavico senso dell’onore (“mio nonno era un nobile che ha combattuto le Quattro giornate di Napoli”) che ha sempre guidato le scelte editoriali della Dante & Descartes: “Siamo orgogliosamente distanti dai centri industriali di decisione della cultura a perdere del Nord: quello non è sapere, è consumo. Noi non puntiamo al successo economico, vogliamo avere lettori”.