Fanny Ardant, il coraggio di amare a 70 anni

Amare a settanta anni si può se si “Ha coraggio. Avere paura di amare e come mettere fine alla propria vita, mentre bisogna prendersi i propri rischi e decidere che tipo di vita vuoi avere”. Parola di Fanny Ardant, protagonista di THE YOUNG LOVERS passato oggi in selezione ufficiale alla Festa di Roma, un titolo provocatorio perché agli amanti di cui si parla manca proprio la giovinezza. Ad innamorarsi infatti nel film sono la settantenne Shauna (Ardant) , architetto in pensione che da tempo ha rinunciato ad ogni coinvolgimento emotivo, e Pierre (Melvil Poupaud), medico quarantacinquenne felicemente sposato e padre di famiglia. Il fatto è che lui la vede ancora come una donna attraente tanto da mettere in crisi la sua vita familiare che va presto a rotoli. E mentre Shauna lotta ancora con le emozioni che credeva appartenessero al passato, scopre anche di essersi ammalata di una malattia degenerativa che gli garantisce una vita breve quanto a coscienza, ma il loro amore sembra comunque davvero duro a morire. “Quello che mi è piaciuto del film è stato quando il mio personaggio non capisce ancora bene cosa gli sta capitando – ha detto la Ardant oggi a Roma -. Sapere se sei davvero innamorato, lottare verso questa idea e poi alla fine tuffarsi. Anche quando il mio personaggio si ammala – ha continuato l’attrice 72enne – e vuole rinunciare, fermarsi, non c’è la fa. L’amore è più forte di lei”. Parlare di un amore fuori dalle età più o meno canoniche, dice la regista: “È stato come rompere un tabù. L’amore può capitare anche a 75 anni e una cosa a cui assistiamo tutti i giorni”. E ancora la Ardant: “Tutti alla fine si aspettano di amare. E di amore si parlerà sempre. Quando invece si comincia a parlare di gloria e potere allora è la fine anche perché su queste cose c’è davvero poco da dire”. Uno dei problemi di oggi spiega poi l’attrice: “È il fatto che si pensa solo al corpo, quella che conta sembra essere solo la parte sessuale che non è certo la più importante”. La libertà d’amare? “Ho sempre sempre pensato che libertà d’amare non si dà, ma si prende. Una donna che ama davvero va a prendersi il suo amore”. La scelta di fare questo film difficile? “Inizialmente ho pensato di non farlo. Pensavo fossi costretta a fare scene che neppure da giovane mi sono mai concessa, ma poi ho capito che lo spirito di THE YOUNG LOVERS era diverso”. La scelta dei ruoli? “In questo non sono un attrice professionale perché ho sempre solo fatto parti che mi piacevano. Posso anche fare ruoli che pubblico detesta, l’importante che piacciano a me”. Per quanto riguarda poi la parità di genere al cinema l’attrice ha le sue riserve: “Quando mi è capitato di lavorare con la moglie di Trintignant, Nadine, che mi ha diretto in un film, L’ESTATE PROSSIMA, tutti erano lì a chiedermi che si provava ad essere diretti da una donna. Questo giudicare secondo i generi lo trovo stupido e restrittivo”. Il più bel film di Truffaut? “La signora della porta accanto perché si può morire d’amore, non c’è accomodamento come in Romeo e Giulietta”. Infine, per quanto riguarda la chirurgia estetica dice lei che non l’ha mai usata: “È una questione personale. Quando ho guardato altre persone che si sono sottoposte ad interventi devo dire non mi è piaciuto quello che ho visto. Meglio lasciar perdere, si hanno trenta anni una volta”.