Gualtieri: ‘No a nuovi lockdown’. Il nuovo dpcm in cdm con mascherine obbligatorie anche all’aperto e chiusure anticipate dei locali

“Escludiamo” nuovi lockdown, “ma per escluderli dobbiamo evitare i contagi. Proprio perché l’obiettivo è non dover tornare a nuovi lockdown, dobbiamo mettere un surplus di attenzione e rigore nel contenimento del virus”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri a RaiNews24. 

Mascherine obbligatorie anche all’aperto, chiusure anticipate dei locali e feste private a numero ridotto: queste le misure nazionali anticovid attese nel nuovo dpcm che sarà presentato oggi al Consiglio dei ministri e varato dopo il passaggio in Parlamento.

Sulla situazione nelle scuole oggi l’incontro tra l’Iss e la ministra Azzolina che, in occasione della Giornata mondiale degli insegnanti, parla di “ottimo lavoro dei prof” per la sicurezza nelle scuole.

Scuola: Azzolina, è Giornata insegnanti a loro nostro grazie. ‘Ottimo lavoro’

 “Oggi è la Giornata mondiale degli insegnanti, che quest’anno celebra la capacità dimostrata dai docenti di tutto il mondo di continuare a garantire il diritto all’istruzione a tutte le studentesse e agli studenti anche durante l’emergenza sanitaria. I rappresentanti dell’UNESCO, nella loro dichiarazione congiunta di quest’anno, hanno ringraziato gli insegnanti anche per la capacità di trovare soluzioni didattiche innovative durante la crisi. Non posso che unirmi al loro messaggio”. Lo scrive su fb la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. 

 “In queste settimane i docenti hanno un compito importante, quello di supportare ragazze e ragazzi nel rispetto delle regole. Questo ci consentirà di stare a scuola in sicurezza. I dati ci dicono che, ancora una volta, stanno facendo un ottimo lavoro. Grazie a loro ed insieme a loro stiamo affrontando questo periodo difficile, e insieme progetteremo, guardando oltre questa crisi, la scuola del futuro”, rileva la ministra 

Il post su Facebook

   

Siria: i curdi liberano 20mila civili da campo Isis

Le autorità curdo-siriane hanno annunciato di voler rimettere in libertà oltre 20mila civili siriani, imparentati con ex jihadisti dell’Isis o provenienti da zone a lungo dominate dall’Isis, da circa due anni rinchiusi in un campo profughi al confine con l’Iraq. Lo ha detto Elham al Ahmad, del Consiglio democratico siriano, istituzione che governa la regione semi-autonoma curdo-siriana e che gestisce i campi profughi e di prigionia della Siria nord-orientale e orientale.

   Il campo di al Hol ospita dal 2019 decine di migliaia di civili, siriani ma anche di altre nazionalità, sfollati dalle zone della valle dell’Eufrate che l’Isis aveva controllato dal 2013 al 2018. 

   Secondo stime dell’Onu, nel campo rimangono circa 25mila siriani, 30mila iracheni e 10mila di altre nazionalità. Si tratta per lo più di donne e bambini, moglie e figli di ex jihadisti, morti in battaglia o fatti prigionieri dalla Coalizione.

    In condizioni igienico-sanitarie difficili e in un contesto di forte tensione sociale, il campo di al Hol è stato da più parti descritto come un “focolaio di radicalizzazione” e come “l’ultima roccaforte dell’Isis” in Siria.

    L’Isis era stato sconfitto dalla Coalizione internazionale a guida Usa e di cui fanno parte i combattenti curdo-siriani.
    L’amministrazione politica curdo-siriana, che domina la Siria orientale e nord-orientale, da tempo chiede alla comunità internazionale di farsi carico delle spese di gestione del campo di al Hol.

    “Il consiglio democratico siriano e l’amministrazione autonoma (curdo-siriana) hanno deciso di svuotare completamente il campo dai siriani, lasciando solo gli stranieri”, ha detto Elham al Ahmad, citata dai media.
    In precedenza, i siriani venivano rilasciati col contagocce dopo una serie di accordi tra l’amministrazione curda e i clan tribali arabi della Siria nord-orientale e orientale, da cui provengono gran parte dei civili siriani rinchiusi dal 2019 ad al Hol.
   

‘Naziste’, la storia delle mogli del Terzo Reich

JAMES WYLLIE, ‘NAZISTE. LE MOGLI AL VERTICE DEL TERZO REICH’ (UTET, EURO 22) – “Pochi giorni prima della sua morte una troupe cinematografica andò a trovare Ilse Hess nella casa di cura in cui soggiornava, nella speranza di intervistare la Vecchia Signora del Nazismo. Riuscirono a girare un filmato di qualche minuto. Osservandola eludere abilmente le domande con risposte evasive e monosillabi con un luccichio negli occhi e il sorriso sulle labbra è difficile liberarsi della sensazione che, nonostante tutto, Ilse pensasse che ne fosse valsa la pena”. Questo episodio, raccontato da James Wyllie, autore di diversi saggi sulla storia del nazismo, è un po’ la summa del suo nuovo libro uscito per le edizioni Utet, ‘Naziste. Le mogli al vertice del Terzo Reich’.
    L’opera, ricca di bibliografia, ci racconta la vita di Carin, Emmy, Magda, Margaret, Lina, Gerda e Ilse, le donne che stavano accanto ai principali collaboratori di Hitler: Goering, Goebbels, Himmler, Heydrich, Bormann, Hess, e le cui vite quotidiane erano pervase dall’ideologia nazista in ogni minimo aspetto. L’intera parabola nazista è costellata dagli scontri e dall’amore di queste donne devote ma ambiziose, impegnate a tessere trame e alleanze per aiutare le carriere dei mariti e il proprio avanzamento sociale. Finora la storia le ha relegate al ruolo di spettatrici inconsapevoli delle azioni criminali dei mariti, come se le loro case non fossero piene di opere d’arte rubate o servitù, cibo e prodotti provenienti dai campi di lavoro forzato.
    Quello che Wyllie traccia nel libro ‘Naziste’ è un ritratto a tinte forti delle donne del Terzo Reich, che intreccia insieme storie intime e lotte di potere, il racconto degli anni di gloria e quello del declino postbellico tra rifiuto di ammettere la sconfitta e illusioni di rivincita. Secondo l’autore infatti, nonostante la storiografia le abbia per lo più ignorate, o relegate al solo ruolo di madri di famiglia, le donne raccontate in questo libro, mogli compagne, amanti dei più importanti gerarchi nazisti, sono state invece in primo piano sulla scena della storia. Queste ‘Naziste’ hanno avuto un ruolo decisivo nella costruzione e nel consolidamento del Terzo Reich, determinando svolte, conversioni, rotture, alleanze. Grazie anche a un rapporto personale con il Fuhrer non rimasero mai ‘dietro’ gli uomini ingombranti che avevano sposato, ma furono fianco a fianco nella costruzione quotidiana di un tragico progetto politico.
    Con l’aiuto di diari, lettere, libri di memorie, documenti d’archivio, James Wyllie che è uno scrittore ma anche uno storico, sceneggiatore e divulgatore, famoso per i suoi documentari per la Bbc, fa emergere un versante sconosciuto della storia del Nazismo e rende più comprensibile la vita interiore dei seguaci di Hitler. Ed analizzando la vita domestica e quotidiana di questi personaggi affronta quella che Hannah Arendt ha definito la banalità del male.
    Come quando racconta la passeggiata di Henrich Himmler e di sua moglie Margarete che il 22 luglio del 1941 vanno a visitare il giardino di erbe officinali che hanno fatto costruire all’interno del campo di concentramento di Dachau: coltivare insieme piante per preparati omeopatici era stato il sogno che avevano condiviso da giovani innamorati. Meno idilliaca la vicenda che riguarda Magda Goebbels che avrebbe accettato di sposare il gerarca nazista sperando in un menage a trois con Hitler. Il Fuhrer aveva, infatti, confidato ad un suo consigliere che Magda rappresentava ”il corrispettivo femminile” dei suoi ”risoluti istinti maschili”. Il 19 dicembre 1931 Goebbels sposerà Magda, presente Hitler, testimone dello sposo.   

Greenland, disaster movie pre-Covid

Regola numero uno dei disaster movie: qualsiasi cosa stia per distruggere l’umanità non è mai peggio dell’umanità stessa quando è in pericolo. Questo almeno vale per Greenland, il film diretto da Ric Roman Waugh, in sala dall’8 ottobre con Universal Pictures e Lucky Red, che racconta appunto la storia di John Garrity (Gerard Butler) e della sua famiglia alle prese con un disastro naturale.
    Di scena la solita formula: sentimenti, famiglia e disastro che nel caso di Greenland prende la forma di un asteroide-cometa, soprannominato Clarke, che sta per passare molto vicino alla Terra. Una cometa per niente natalizia, ma davvero maledetta che ha una perfida caratteristica: quella di frantumarsi in mille pezzi che piovono sulla superficie del pianeta con effetti disastrosi. Ormai diverse città sono già state rase al suolo, ma l’impatto, quello vero e definitivo, deve ancora venire: un enorme frammento di Clarke che si sta dirigendo verso l’Europa provocherà la sicura estinzione dell’intera umanità.
    In questo clima di panico e confusione l’obiettivo di John sarà quello di portare in salvo sua moglie (l’attrice brasiliana Morena Baccarin) e suo figlio (Roger Dale Floyd) verso l’unico posto sicuro, degli hangar antiatomici collocati nell’Antartide, in una lotta contro il tempo e appunto gli altri uomini diretti verso lo stesso obiettivo.
    “Il film inizia come un semplice dramma familiare: una coppia in crisi che lotta per tornare insieme – dice Butler -. Il marito è appena tornato a casa, il figlio non capisce cosa stia accadendo, ma intuisce che c’è qualcosa di sinistro nell’aria. E poi sei subito catapultato in questo dramma travolgente su cui non hai alcun controllo e diventa solo lotta per la sopravvivenza di una famiglia. Alla fine tutto diventa un viaggio per salvare se stessi, un viaggio nell’amore e nella comprensione di ciò che è veramente importante nella vita”.
    “L’ironia è che abbiamo fatto questo film solo l’anno scorso – dice il regista – , quando non c’era né il Covid, né la situazione drammatica che c’è oggi nel mondo. Penso però che le circostanze della vita o della morte abbiano un modo tutto loro per mostrare ciò che è davvero importante nella vita. Costruiamo tutto un mondo artificiale di cose che crediamo importanti, mentre poi ci si accorge di cosa conta davvero per noi come il fatto, ad esempio, di non voler morire da soli”.
   

Doodle di Google dedicato alla Giornata mondiale degli Insegnanti

Google dedica alla scuola il Doodle di oggi 5 ottobre, Giornata mondiale degli Insegnanti. Per sensibilizzare i governi su questo tema, l’Onu celebra ogni anno la Giornata, in ricordo della firma della Raccomandazione dell’Unesco che risale al 1966 con cui sono stati definiti diritti e doveri di chi insegna, la necessità della loro formazione iniziale e continuativa.

La Giornata mondiale degli Insegnanti è quest’anno anche un’occasione per riflettere sulle difficoltà incontrate dagli educatori in questo difficile periodo di pandemia da Covid-19.

Maltempo: sesto cadavere avvistato in Liguria

   Il cadavere di una donna è stato avvistato in mare, questa mattina, davanti a Borgo Prino, a Imperia. Si tratta del sesto cadavere trovato in mare o sulle spiagge del ponente ligure dopo l’ondata di maltempo che ha devastato la val Roya. Sul posto è presente la guardia costiera.

    Gli altri cadaveri, tutti uomini, sono stati rinvenuti a Sanremo; nel fiume Roya a Ventimiglia e a Santo Stefano Al Mare (Imperia).
    In Liguria non risultano dispersi. I morti dovrebbero essere tra i dispersi segnalati in Francia.

   “Sapete che abbiamo chiesto lo stato di calamità naturale. Mi auguro, ho sentito diversi Ministri in queste ore, che già nel Consiglio dei ministri di questa sera alle 21 venga ovviamente approvato”, ha detto Giovanni Toti, Presidente della Regione Liguria, ad Agorà Rai Tre.

Addio a Kenzo Takada, maestro del “Flower Power”

Parigi ha amato subito il designer giapponese Kenzo Takada, divenuto negli anni Settanta, maestro del Flower Power, gli stampati floreali che lo stilista mischiava in un’esplosione di colori alle fantasie camouflage.

Un amore nato fin dal 1965, anno in cui il giovane Kenzo, quinto di sette figli, nato nel 1939 nella prefettura giapponese di Hyogo, decise di stabilirsi nella Ville Lumiere, dopo il diploma preso nella scuola di moda Bunka Gakuen, a Tokyo, che aveva appena aperto agli uomini. Parigi stregata dalla magia colorata di Kenzo, gli aveva aperto subito le porte delle sfilate, primo stilista giapponese a conquistare le passerelle parigine, in un’epoca in cui i nomi in calendario erano Pierre Cardin, Dior, Chanel. A Parigi Kenzo ha vissuto e lavorato ed è morto all’età di 81 anni, spegnendosi all’ospedale di Neuilly-sur-Seine a causa del Coronavirs.

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L’inizio della carriera ufficiale di Kenzo è nel 1970, anno in cui presenta la sua prima collezione nella Galerie Vivienne, ma non prima di aver collaborato con la maison francese Feraud e con la rivista Jardin des modes. Grazie al successo ottenuto, Kenzo sarà in grado di aprire la sua prima boutique Jungle Jap.

Da lì a poco una modella vestita Kenzo apparirà sulla copertina di Elle. Nel 1971 le sue collezioni vengono presentate a New York e Tokyo e l’anno seguente il designer otterrà l’ambito riconoscimento Fashion Editor Club of Japan. Il culmine del successo è negli anni Settanta. Nel 1978 e nel 1979 le sue spettacolari sfilate di moda sono tenute nel tendone di un circo e terminano con la sua entrata in scena sul dorso di un elefante. Contemporaneamente l’eclettico Kenzo realizza costumi per il teatro e per il cinema, in particolare per Rêve après Rêve del 1980.
Nel 1977 lancia una linea per bambini. Nel 1983 arriva una linea di abbigliamento maschile e dal 1998 firma una licenza per i profumi. La fragranza di maggior successo è senz’altro Flower by Kenzo, lanciato nel 2000. Dal 2001 seguono prodotti per la cura del corpo, sotto il marchio Kenzoki. Ma il marchio non appartiene più allo stilista che lo ha venduto nel 1993 al gruppo del lusso francese LVMH, rimanendone direttore creativo fino al 1999, sostituito dallo stilista scandinavo R.Kreiberg.

Kenzo annuncia il suo ritiro dalle scene della moda nello stesso anno in cui lascia la direzione creativa del marchio da lui fondato. Nel 2002 riapparirà sulle scene come interior designer lanciando una linea di complementi d’arredo e mobili.

Attualmente alla guida creativa della maison è il designer portoghese Felipe Oliveira Baptista, direttore creativo di Kenzo dal 2019, succeduto al duo Carol Lim e Humberto Leon. Nella sua ultima sfilata a Parigi di pochi giorni fa hanno colpito i cappelli-zanzariera protagonisti della nuova collezione SS 2021 donna e uomo. Un presagio, o forse soltanto una forma di richiamo al proteggersi dal virus anche con l’abbigliamento. Ma lo stilista deve aver pensato ad un’ alternativa alle mascherine, divenute essenziali alla sopravvivenza del genere umano in epoca di pandemia. Certo, i suoi cappelli a falde larghe, da cui partiva il tulle fino ad arrivare a coprire anche le gambe, se non avranno l’efficacia protettiva dal virus delle mascherine chirurgiche, creeranno comunque distanziamento sociale e risulteranno un’ottima barriera contro le noiose zanzare.

“Non ho mai iniziato una collezione con così tante domande di fronte a me – scriveva lo stilista nel descrivere le sensazioni che lo avevano ispirato, mentre Kenzo Takada lottava con la malattia in ospedale – e così tanti sentimenti contrastanti su presente e futuro. Sicuramente nessuno si può aspettare risposte lineari alla situazione attuale. Il mondo è perso e tutti devono provare a ritrovarvi una sorta di senso (e possibile ordine).

Come si può definire e cercare di dare risposte a una realtà che nessuno comprende o capisce appieno? Come si possono trarre conclusioni da una situazione ben lontana dal terminare e le cui conseguenze sono impossibili da prevedere? Il mondo è malato, il mondo sta sanguinando, ma è ancora vivo. E finché c’è vita c’è speranza. Una risposta ottimistica deve venire con un certo grado di pragmatismo. Dunque, come procediamo da questo punto? Come voltiamo pagina? Come possiamo aiutare la gente? Farla sognare? Darle speranza e allo stesso tempo alleggerirle la vita”.

Coronavirus: von der Leyen in auto-isolamento

“Sono stata informata di aver partecipato ad un incontro, martedì, a cui era presente una persona che ieri è risultata positiva al Covid-19. In applicazione delle regole in vigore, sarò in auto-isolamento fino a domattina. Sono risultata negativa al test giovedì ed ho fatto l’esame oggi”. Lo annuncia la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen su Twitter.