Roma con coraggio ci prova, sarà Festa ‘sobria’

 Martin Scorsese, Isabelle Huppert, Cate Blanchett, Frances McDormand, Wes Anderson, Bill Murray…il video memory sulle edizioni passate della Festa di Roma stringe il cuore: torneremo a vivere quei momenti di folla che oggi si chiamano pericolosamente ‘assembramenti’ per chiedere un autografo, dialogare con talenti incredibili, assistere ad un film con loro in presenza o bisognerà rassegnarsi ai saluti via zoom, agli avvistamenti delle star con i droni e le dirette streaming? Se la Mostra del Cinema di Venezia ha fatto da apripista – un festival di cinema in presenza (anche se ibrido) e a zero contagi con una macchina organizzativa ‘militare’ – la Festa di Roma 15/a edizione segue il filone e scommette dal 15 al 25 ottobre sull’evento che ha come obiettivo, così come Venezia, quello di riportare il pubblico in sala.
La presentazione alla stampa ha spiegato perché, nonostante tutto, ha senso un evento che si chiama Festa: “Lo dobbiamo al pubblico che amiamo e ci ama e che ha diritto a partecipare alla vita culturale”, ha sottolineato la presidente della Fondazione Cinema per Roma Laura Delli Colli, augurando anche un pizzico di fortuna a questa edizione che “nel patto con il pubblico mette anche attenzione massima alla sicurezza e un carattere di sobrietà”.
Fortuna ce ne vorrà molta, mentre si attende ad ore un Dpcm che potrebbe emanare una stretta sulle presenze al chiuso, che potrebbe ulteriormente impattare sull’organizzazione, e il tam tam ufficioso, su cui l’Anec degli esercenti è appena intervenuta smentendo, parla di nuove chiusure di sale. Se la Mostra di Venezia capitava in un periodo cuscinetto tra fine estate e prima della riapertura di scuole e attività, Roma è in calendario nel pieno dell’allarme per i contagi in risalita, in un momento dunque davvero a rischio, mentre le indicazioni generali sanitarie non vanno certo nella direzione di apertura al territorio.
Il direttore Antonio Monda ha immaginato un palinsesto di anteprime e incontri ravvicinati – da Steve McQueen e Zadie Smith in arrivo dalla Gran Bretagna, all’attesissimo Francesco Totti che dialoga con Pierfrancesco Favino, dal film collettivo Fuori era primavera montato da Gabriele Salvatores al documentario su papa Francesco, alla serie Sky Original di Matteo Rovere Romolus, per citarne solo alcuni – “come se fosse una festa normale”, ma che invece deve fare i conti con la nuova normalità fatta soprattutto di “day by day”, scommesse e rischi quotidiani.
Il festival sarà più che mai diffuso (come pure la parallela Alice nella città), con anche l’utilizzo di quattro sale del Savoy e dell’Europa (Distretto Fiume) cercando di portare il cinema in tutta la città, evitando che si concentri mai come quest’anno nella zona dell’Auditorium del Parco della Musica.
Una stagione culturale che prova a prendere vita in un momento di grandissima crisi dello spettacolo: una dicotomia tra il come eravamo e il come siamo. La Festa di Roma con passione e cuore ci prova tarando le misure anti Covid non solo con la stampa (come ha fatto Venezia) ma con quel pubblico per la quale è nata: “Non potrà avvicinarsi all’ingresso dell’Auditorium – spiega Francesca Via, direttore generale della Fondazione – nessuno che non abbia titolo di accesso – biglietto o accredito entrambi dalla app o dal sito – mentre prima dei cancelli a chiunque sarà misurata la temperatura. Il tappeto rosso sarà isolato e per evitare rischi di folla si accederà alla cavea superiore da un ingresso esterno: 600 posti, sempre con registrazione via app o sito”. In fondo, Totti dall’alto sarà quasi ad altezza Curva Sud. (ANSA).

Stop a moratoria cartelle, ma partenza sarà graduale

Niente da fare. Non ci sarà un’ulteriore proroga della moratoria delle cartelle e dopo il 15 ottobre l’erario tornerà a battere cassa con i contribuenti che devono fare i conti con ‘pendenze’ fiscali o multe non versate.
    Ma non ci sarà nessuna ondata di cartelle, il recupero sarà graduale, parola di ministro. “Non faccio promesse perché sarei un imbonitore – ha detto il ministro dell’Economia Roberto Gualteri rispondendo ad una domanda sulla moratoria – Per il pagamento delle tasse abbiamo previsto meccanismi di rateazione forti. Ma in questo caso si parla di imposte dovute ad accertamenti degli anni passati. In ogni caso abbiamo detto all’Agenzia delle entrate che bisogna ripartire con grande gradualità”. L’ipotesi di un ulteriore rinvio era circolata in vista delle ultime modifiche in commissione al decreto Agosto.
    Ma, nonostante i molti emendamenti approvati, nessuno degli interventi approvati ha previsto un allungamento della moratoria. Che quindi scatterà tra dieci giorni.
    Il rischio di un’ondata di richieste, che avrebbe un impatto pesante in un periodo in cui l’economia sta subendo i contraccolpi della crisi provocata dal Coronavirus, era stato paventato dalle opposizioni. E certo domani, quando è in programma un’audizione del direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, il tema tornerà sul tappeto. Potrebbe questa essere l’occasione per comprendere quali criteri saranno adottati per ‘diluire’ la massa di cartelle che si è accumulata e scaglionare le richieste. E potrebbero essere presentati anche dati aggiornati.
    Le ultime proiezioni dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, che ha ereditato l’attività da Equitalia, risalgono all’inizio di settembre. Stimano 8,9 milioni di cartelle non recapitate ai contribuenti dal marzo scorso, con un impatto sul deficit calcolato in circa 165,5 milioni di euro. La maggior parte di queste – in pratica 9 su 10 – di importo inferiore ai 5 mila euro. In particolare ce ne sarebbero 6,5 milioni (in pratica il 73% del totale) sotto i 1.000 euro, 1,5 milioni tra 1.000 e 5mila euro e solo 881 mila oltre questa soglia. 

Piero Angela, facciamoci guidare dalla scienza

“L’esercito in campo per far rispettare le norme di sicurezza sanitaria? Secondo me è utile. Questo è un virus mortale. Non si può dover chiedere ‘per favore, mettete le mascherine’. Quelli che non le usano sono degli untori, soprattutto se sono stati ben informati”. Parla con la forza della scienza e la saggezza delle sue 91 primavere, Piero Angela, pronto al debutto della seconda edizione di Superquark+, nuovo ciclo di 10 puntate da 15 minuti, in esclusiva su RaiPlay dal 6 ottobre. Un viaggio pensato e realizzato per la piattaforma Rai, in cui Angela guida ancora i cinque giovani divulgatori della prima serie e gli spettatori in esplorazione del mondo della Scienza insieme agli autori storici di Superquark.

“Brevi racconti di scienza”, come li definisce lui, che “con la serietà della conoscenza” ma anche un ritmo dinamico, come richiede una fruizione web o via smartphone, e, non di rado, quel suo personalissimo tocco di humour, affrontano temi anche della vita quotidiana, come la Biografia dei capelli (“io ho cominciato a perderli a 20 anni: è stato un lento stillicidio”, confessa Angela) e poi i Cibi del futuro, Le frontiere del Dna, Vivere fino a 120 anni, L’aria verticale, Perché la terra non si rompe, Vivere sulla Luna, L’universo sconosciuto, Le sorprese dei nuovi materiali e Si fa presto a dire plastica. “Superquark+ – spiega la direttrice di RaiPlay, Elena Capparelli – è la nostra prima seconda edizione di una serialità. La prima stagione ha raggiunto 1 milione di visualizzazioni, con commenti entusiasti degli utenti. Il pubblico era prevalentemente maschile, per il 35% sotto i 45 anni. Le puntate più seguite, quelle sulla vista, il gioco, il sonno e lo sport. Ora – sorride esortando Piero Angela – dobbiamo già pensare alla terza serie”.

“Bisogna cercare di migliorare la cultura scientifica del nostro Paese – dice lui – Che non vuol dire conoscere la storia di Galileo o di Marconi. Ma far capire che tutto oggi dipende dalla ricerca e dall’innovazione. Non ci si rende ancora abbastanza conto che per secoli e millenni l’uomo ha vissuto una vita breve, senza cure mediche, con molti disagi, e di colpo, in 150 anni, appena due vite di 75 enni, è cambiato tutto, grazie all’energia trasportabile e alla tecnologia”. Eppure, mai come oggi proliferano bizzarri movimenti, dai terrapiattisti ai sostenitori delle scie chimiche. “Qualcuno ha detto che la scienza è la forma più alta del buon senso: è vero”, sorride Angela, tra i fondatori del Cicap, l’organizzazione nata proprio per diffondere la mentalità scientifica e lo spirito critico nei confronti delle pseudoscienze. “Nella mia vita – racconta – ho capito che ci sono persone irrecuperabili, alle quali puoi dimostrare l’evidenza, ma non servirà a nulla. Sono perdute, assolutamente perdute. Altri invece sono solo male informati e quelli è possibile recuperarli, magari qualcuno più rapidamente, altri meno”. Sulla pandemia in atto, però, non si scherza. “Temo – prosegue- non ci sia abbastanza pressione sul pubblico perché si rispettino semplici regole come mettere la mascherina o mantenere il distanziamento, che in attesa del vaccino sono molto utili. Nostro dovere è mettere bene in evidenza quanto siano importanti. I giovani – riflette – si sentono invulnerabili, ma il virus non si vede, non si sente. Abbiamo visto cos’è successo anche a Capi di Stato che lo minimizzavano. Invece se il virus passa dai ragazzi ai genitori, salta l’economia di questo Paese”.

Quanto agli irresponsabili consapevoli, prosegue, “per l’Hiv c’è stata gente condannata in tribunale perché sapendo di essere contagiati andavano attaccando il virus agli altri. Oggi, con il Covid, non dico di mettere in galera le persone, ma far rispettare assolutamente le regole, si. Anche l’esercito e la Polizia in strada possono essere d’aiuto. Come divulgatori di informazione, noi possiamo dare una mano. Ma è un problema di comportamenti”.

Il Nobel per la Letteratura nell’era Covid, l’8 ottobre il vincitore

Sarà annunciato giovedì 8 ottobre alle 13.00 il vincitore del Premio Nobel per la Letteratura 2020. Ma, questa volta, dopo gli scandali sessuali che hanno fatto saltare l’edizione 2018, la doppia assegnazione nel 2019 a Olga Tokarczuk e al contestato Peter Handke, il prestigioso riconoscimento dell’Accademia Reale Svedese dovrà fare i conti con il Covid 19. Il Nobel nell’era della pandemia avrà, inevitabilmente, all’annuncio in Svezia del vincitore, un pubblico più ristretto e anche per chi non era abituato, non resterà che seguirlo su Nobelprize.org. E la cerimonia di consegna alla Concert Hall, il 10 dicembre, giorno dell’anniversario della morte di Alfred Nobel, non potrà avere i festeggiamenti di sempre e dovrebbe essere sostituita da una trasmissione televisiva. Il montepremi è stato invece aumentato dalla Fondazione a 10 milioni di corone, più o meno 950 mila euro.

E benchè sia sempre stata un’impresa impossibile indovinare chi sarà il vincitore, non c’è il solito rumore, a pochi giorni dall’annuncio, attorno alle candidature. I nomi, per regolamento, sono segretissimi, la short list super blindata è come previsto all’esame dei giurati, ma il virus sembra aver paralizzato i pettegolezzi e le indiscrezioni. A rompere il silenzio è stata la scrittrice siciliana Giovanna Giordano che ha annunciato di essere stata candidata al Nobel per la Letteratura 2020 da una delle quattro maggiori Universita’ di Svezia. Autrice di tre romanzi:, tutti pubblicati da Marsilio: ‘Trentaseimila giorni’, ‘Un volo magico’ e ‘Il mistero di Lithian’ , vincitrice per due volte del Premio Racalmare Sciascia e del Premio internazionale di giornalismo Media Award Andre’ Gide, la Giordano ha sottolineato: “La vita e’ piena di meraviglie. Riesce a stupirti sempre.Tutto puo’ succedere. Ho ragione a credere nell’impossibile. I libri sono come messaggi nella bottiglia. Viaggiano e raggiungono chi vogliono loro”.

Un annuncio che ha fatto un po’ discutere anche perché per l’Italia si è sempre pensato che tra i favoriti ci fossero maestri della letteratura come Claudio Magris e Dacia Maraini, ma il Nobel ci ha stupito tante volte. Non arrivano indicazioni sui favoriti neppure dal toto-scommesse. Tra le voci più insistenti che circolano quelle che potrebbe vincere una donna e si fanno i nomi di Maryse Condè, la scrittrice della Guadalupa che nel 2018 è stata insignita del New Academy Prize in Literature, il Premio Nobel alternativo assegnato in assenza del premio tradizionale. Torna anche quello della scrittrice canadese Margaret Atwood e di un’altra canadese, la poetessa Anne Carson. E poi le americane Joyce Carol Oates, Marilynn Robinson e Joan Didion, la britannica Hilary Mantel e la francese Annie Ernaux.

Non potevano mancare nella girandola dei nomi l’intramontabile Haruki Murakami, il keniota Ngugi wa Thiong’o, lo spagnolo Javier Marias, il poeta sudcoreano, più volte incarcerato, Ko Un e l’israeliano David Grossman. E si parla anche del francese Michel Houellebecq, del ceco naturalizzato francese Milan Kundera e dell’americano Stephen King.

‘La casa sull’argine’, Indigo Film compra i diritti cinematografici

ROMA – Indigo film, casa di produzione de ‘La grande bellezza’ di Paolo Sorrentino, ha acquisito i diritti cinematografici de ‘La casa sull’argine’ di Daniela Raimondi. Saga della famiglia Casadio, pubblicata da Nord Edizioni, il romanzo è da cinque settimane nella top ten dei libri più venduti, ha avuto 5 edizioni in un mese ed è in corso di traduzione in 8 Paesi. Lo annuncia la Nord Edizioni.

‘La casa sull’argine’ è il romanzo d’esordio della Raimondi, nata in provincia di Mantova, laureata in Lingue e Letterature Moderne in Inghilterra, autrice di dieci libri di poesia che hanno ottenuto importanti riconoscimenti nazionali e di racconti presenti in antologie e riviste letterarie.

Nel romanzo, di cui Stefania Auci ha parlato come di “una storia indimenticabile’, la Raimondi racconta una saga familiare attraverso due secoli di Storia, percorrendo gli eventi che hanno segnato l’Italia: dai moti rivoluzionari che portarono all’Unità fino agli Anni di Piombo. I Casadio sono gente semplice, schietta, lavoratrice, vivono da sempre nel borgo di Stellata, all’incrocio tra Lombardia, Emilia e Veneto. Poi, all’inizio dell’Ottocento, qualcosa cambia per sempre: Giacomo Casadio s’innamora di Viollca Toska, una zingara, e la sposa. Da quel momento, i discendenti della famiglia si dividono in due ceppi: i sognatori dagli occhi azzurri e dai capelli biondi, che raccolgono l’eredità di Giacomo, e i sensitivi, che hanno gli occhie i capelli neri di Viollca, la veggente.

Morto lo scrittore Franco Bolelli, collaborò anche con Jovanotti

MILANO – Filosofo e scrittore controcorrente, è morto il 5 ottobre, a 60 anni, Franco Bolelli. Basta scorrere l’elenco dei suoi volumi e delle sue collaborazioni per capirne l’eclettismo. ‘Più mondi, come e perché diventare globali’; ‘Giocate!’; ‘Cartesio non balla: definitiva superiorità della cultura pop (quella più avanzata)’. Con Jovanotti firmò ‘Viva tutto!’, libro che ha seguito la realizzazione dell’album di Lorenzo ma si è allargato mescolando riflessioni, appunti di viaggio, attraverso le mail che L (il cantante) e F (il filosofo) si sono scambiati.

Di Brian Eno, invece, Bolelli ha firmato i cataloghi delle installazioni milanesi e poi ha collaborato con giornali e riviste come Repubblica e Vogue. Ha progettato e collaborato anche a eventi come il Festival dell’Amore, Frontiere e Mi030 con Stefano Boeri.

Nel curriculum del Politecnico, dove era professore a contratto, ha spiegato di scrivere e parlare “della costruzione di nuovi modelli mentali, sentimentali, comportamentali, progettuali, vitali”.

E’ stata la moglie Manuela Mantegazza – con cui ha firmato i volumi ‘Per Tutti I Per Sempre ‘(Amazon, 2019), ‘+Donna +Uomo’ e ‘Tutta la Verità sull’Amore’ (Sperling&Kupfer, 2015) – ad annunciarne sul social la morte. “Stanotte prima che se ne andasse per sempre dal mio abbraccio – ha scritto – gli ho detto: ‘aspettami’ e lui ha fatto sì con la testa”.

La Repubblica di Sabbiolino e la caduta del Muro

Con la caduta del Muro di Berlino tutti i simboli della Repubblica Democratica Tedesca sono crollati uno ad uno, lasciando spazio a prodotti e stili di vita occidentali. Con una sola eccezione: Unser Sandmännchen (‘il nostro Sabbiolino’) era una trasmissione per bambini che andava in onda la sera sulla tv di Stato della Ddr e il cui protagonista aveva il compito di accompagnare i giovani telespettatori tra le braccia di Morfeo, spargendo su di loro la sua sabbia magica. A raccontarlo è Francesco Pietro Cristino, giornalista, vice-caporedattore della redazione Interni del Tg1, nel suo libro, pubblicato nel 30esimo anniversario della riunificazione tedesca, ‘La Repubblica di Sabbiolino – Ddr… ma non troppo!’, edito da Albatros e disponibile nelle librerie e nei principali bookstore online.

Come tutti i prodotti della propaganda, anche Sabbiolino – personaggio al tempo conosciuto anche da una giovane ‘ragazza dell’Est’ come Angela Merkel, così come da un futuro Papa polacco… Karol Wojtyla – era pensato per far crescere le nuove generazioni nel mito del socialismo. Nonostante questo è riuscito a vincere la corrente contraria che, dopo la Wende, ha visto una progressiva occidentalizzazione della parte est della Germania, approdando al di là del Muro. Anzi, ad oggi, può essere considerato uno dei simboli più fulgidi della cosiddetta Ostalgie, ossia la nostalgia per alcuni aspetti di quella drammatica vicenda che fu la Ddr, depauperati ormai di ogni valenza politica e vissuti come simulacri di un’infanzia mitica e lontana. Narrare un periodo così delicato della Storia attraverso il personaggio di Sabbiolino fornisce quindi una chiave di lettura valida ed inedita, per raccontare con delicatezza il brusco passaggio di un’intera generazione all’età adulta.

La prefazione è di Vanna Vannuccini, ex corrispondente dalla Germania de la Repubblica, mentre l’ultimo capitolo vede la collaborazione di Riccardo Ehrman che, come corrispondente ANSA, fu il protagonista della celebre conferenza stampa del 9 novembre 1989 a Berlino est: in questo libro Ehrman rivela come lo storico ab sofort (‘da subito’) pronunciato dall’allora portavoce della DDR Günter Schabowski, a proposito dell’immediata operatività delle nuove norme per i viaggi ad Ovest, non fosse affatto un errore.

Il premio Alvaro-Bigiaretti a Melania Mazzucco

ROMA – Melania Mazzucco è la vincitrice del Premio Letterario Alvaro-Bigiaretti 2020 con il romanzo ‘L’architettrice’ (Einaudi) in cui ci regala il ritratto di una straordinaria donna del Seicento, Plautilla, la prima architettrice della storia moderna.

Presieduto da Giorgio Nisini, il Comitato direttivo del Premio, dedicato alla memoria di Corrado Alvaro e Libero Bigiaretti, ha decretato il romanzo vincitore della sesta edizione, dopo aver ricevuto i voti della Giuria Scientifica e della Giuria Popolare. La premiazione sarà sabato 24 ottobre alle 11.00 alla Sala Benedetti a Vallerano, in provincia di Viterbo. “Per il secondo anno consecutivo è una donna a vincere un premio dedicato a due grandi scrittori del Novecento come Corrado Alvaro e Libero Bigiaretti. È un segnale importante che si associa a una strana coincidenza: il tema che abbiamo scelto, circa un anno fa, per l’edizione 2020 è stato ‘la libertà'” ha spiegato Nisini.

Premiato anche, con l’Alvaro-Bigiaretti Studenti, Nicola Brunialti per il romanzo ‘Il paradiso alla fine del mondo’ (Sperling & Kupfer). Pronipote di Alessandro Manzoni, Brunialti è tra gli autori dei programmi di Paolo Bonolis come ‘Chi ha incastrato Peter Pan?’ e ‘Ciao Darwin’, autore di libri per ragazzi, di uno spettacolo teatrale con Simone Cristicchi e, sempre con il cantautore romano, della canzone Abbi cura di me, successo al Festival di Sanremo 2019. Il Premio a ‘Il Paradiso alla fine del mondo’ è stato assegnato da una speciale giuria composta da studenti dell’Università della Tuscia e di diversi Istituti Superiori della provincia di Viterbo. Per la sezione scuola la premiazione sarà il 23 ottobre alle 10 a Viterbo.

“La tradizionale giornata conclusiva del Premio, che generalmente si svolge nel mese di maggio, è stata rimandata a fine ottobre: è un segnale di continuità e di determinazione nel voler continuare, nel pieno rispetto delle normative sanitarie, a portare avanti un progetto culturale che si è radicato nel nostro territorio ed è cresciuto a livello nazionale, diventando una realtà di primo piano nel panorama culturale contemporaneo”, ha detto il sindaco di Vallerano, Adelio Gregori.

Giro: Caicedo vince la 3/a tappa, Almeida in maglia rosa

 L’ecuadoriano Jonathan Caicedo ha vinto per distacco la 3/a tappa del Giro d’Italia di ciclismo, da Enna all’Etna (Catania), chiusa dal versante inedito di Linguaglossa-Piano Provenzana e lunga 150 chilometri. Il portoghese Joao Almeida è la nuova maglia rosa della 103/a edizione della corsa a tappe. Gravi distacchi per l’inglese Simon Yates e per il gallese Geraint Thomas. Bene, invece, Vincenzo Nibali.

Al traguardo distacchi abissali per i big, tranne che per il danese Jakob Fuglsang, il polacco Rafal Majka e Vincenzo Nibali, che sono riusciti a limitare il ritardo dal vincitore a 51″. Secondo all’arrivo Giovanni Visconti, a 21″, terzo il belga Harm Vanhoucke a 30″, quarto l’olandese Wilco Kelderman, poi nell’ordine Fuglsang (quinto), Majka (sesto) e appunto Nibali (settimo). Nella generale adesso il primo dei big è Kelderman, a 42″ da Almeida (davanti a Caicedo per una questione di decimi), poi Nibali a 55″ e Pozzovivo a 59″; Fuglsang è a 1’13”, Kruijswijk a 1’15” e Majka a 1’26”. Yates è arrivato al traguardo con 3’26” di ritardo dal vincitore di tappa, Geraint Thomas 53/o a 11’17”.
   

Il mercato si chiude, Chiesa-Juve è il colpo finale

 La Juventus e Federico Chiesa sono sempre più vicini: l’esterno offensivo viola, infatti, sta sostenendo le visite mediche, non al Jmedical di Torino ma a Firenze, essendo impegnato con la Nazionale azzurra in raduno a Coverciano. Sarà l’ultimo ostacolo prima del passaggio in bianconero, l’accordo tra i club e con il giocatore è già stato trovato. Un’operazione che si aggirerà intorno ai 50 milioni di euro tra prestito biennale oneroso e obbligo di riscatto al verificarsi di determinate condizioni. 

Chiesa ha fatto ritorno a Coverciano a metà pomeriggio dopo aver effettuato le visite mediche per il trasferimento alla Juventus. L’ormai ex giocatore della Fiorentina ha svolto le visite presso l’istituto ‘Fanfani’ nel centro storico dove è stato accolto da un gruppo di tifosi viola che non gli ha risparmiato fischi e insulti usando termine come ‘Vergogna’, ‘Buffone’, ‘Gobbo’. Con mascherina e tuta della Nazionale Chiesa si è aggregato agli ordini di Mancini per l’allenamento al centro federale.