Tunisia: Saied invita alla calma ‘Non voglio vedere violenze’

“Chiedo alla gente di mantenere la calma e di non cedere alle provocazioni. Non voglio vedere nemmeno una sola goccia di sangue”. Lo ha detto il presidente tunisino, Kais Saied, dopo aver visto il leader del potente sindacato Ugtt, il giorno dopo la sua decisione di licenziare il premier Hichem Mechichi e sospendere l’attività del Parlamento. L’ Ugtt, si è dichiarato favorevole alla decisione di Saied, sottolineando tuttavia come le misure eccezionali dovranno essere accompagnate da garanzie costituzionali.

L’ormai ex primo ministro Hichem Mechichi, silurato ieri dal presidente tunisino Kais Saied, ha pubblicato una dichiarazione sulla sua pagina ufficiale Facebook in cui fa il punto sul suo operato e annuncia di fatto di accettare le decisioni adottate dal capo dello Stato. “Trasmetterò le mie responsabilità alla persona che sarà nominata dal Presidente della Repubblica secondo le tradizioni dello Stato, augurando successo alla nuova squadra di governo”, afferma. “Viva la Tunisia, libera sempre e gloria al suo popolo”, conclude la dichiarazione.

“Non possiamo che mostrare grande preoccupazione per quello che sta avvenendo in queste ore in Tunisia. Noi confidiamo nel fatto che questa crisi si possa risolvere nell’argine democratico degli strumenti che hanno a disposizione le Istituzioni e il popolo tunisino”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio intervenendo in collegamento all’evento “Ponza Prima-Med”.

A dieci anni dalla cacciata di Ben Ali, la Tunisia è di nuovo pericolosamente in bilico tra democrazia e svolta autoritaria. E’ una situazione dagli sviluppi imprevedibili quella che sta vivendo il Paese nordafricano dopo l’annuncio del presidente Kais Saied che ha silurato il premier Hichem Mechichi e sospeso per 30 giorni il parlamento. “Un colpo di stato”, l’hanno bollato senza mezzi termini i suoi oppositori, con lo stesso Parlamento che oggi ha definito “nulle” tutte le decisioni del capo dello Stato, assunte “contro la Costituzione”. Il proclama di Saied è giunto domenica notte al termine di una riunione di emergenza con i responsabili della sicurezza dopo l’ennesima giornata di proteste e scontri in varie città, con i manifestanti che chiedevano la fine dell’attuale sistema politico e lo scioglimento del parlamento. Il presidente tunisino ha annunciato di aver assunto temporaneamente la guida del governo “fino alla nomina del nuovo premier” e tolto l’immunità a tutti i membri dell’Assemblea. In serata ha inoltre imposto il coprifuoco notturno dalle 19 alle 6 e vietato gli assembramenti di più di tre persone, fino al 27 agosto.

Subito dopo il proclama di Saied, migliaia di cittadini festanti si sono riversati nelle strade suonando i clacson delle automobili in segno di giubilo, a dimostrazione del sostegno popolare di cui gode il capo dello Stato, che a notte fonda si è poi concesso un bagno di folla sulla centrale Avenue Bourguiba della capitale per raggiungere la sede del ministero dell’Interno, alla cui testa ha nominato un fedelissimo. Ma se i sostenitori di Saied hanno festeggiato, il presidente del parlamento Rached Ghannouchi, leader del partito islamico Ennhadha, prima forza in aula, ha chiamato i suoi a scendere in piazza per “ripristinare la democrazia” e preservare la rivoluzione, bollando quello di Saied come “un colpo di Stato”. “Chi parla di golpe dovrebbe leggere la Costituzione o tornare al primo anno di scuola, io sono stato paziente e ho sofferto con il popolo tunisino”, gli ha replicato il presidente, precisando di aver consultato di persona il capo del governo Mechichi e lo stesso Ghannouchi per telefono prima di annunciare le misure, assunte a suo dire in base all’articolo 80 della Carta. Stamattina i sostenitori di entrambe le posizioni, Ghannouchi in testa, erano davanti ai cancelli del parlamento, sigillato dai militari, a manifestare. Ma, forse anche a causa delle temperature oltre i 40 gradi, le folle oceaniche previste da Ennhadha non si sono viste. Gli scenari che ora si aprono sono imprevedibili. Oltre alla scontata posizione contraria di Ennhadha e degli islamisti di Al Karama, che rifiutano le decisioni di Saied, anche l’alleato di governo Qalb Tounes ha definito la mossa del presidente “una grave violazione della Costituzione e delle disposizioni dell’articolo 80”. Favorevole invece il potente sindacato Ugtt, che sottolinea tuttavia come le misure eccezionali dovranno essere accompagnate da garanzie costituzionali.