Conte: difficile la fiducia alla riforma della giustizia senza modifiche

“In pochi giorni capiremo se le nostre richieste hanno trovato accoglimento o meno. È chiaro che una prospettiva di fiducia alla riforma senza alcune modifiche sarebbe per noi difficile”, ha detto, a quanto si apprende, il leader in pectore del M5s Giuseppe Conte parlando della riforma della giustizia ai parlamentari pentastellati alla Camera. 

“Sulla riforma della giustizia ci sono margini di manovra ristretti. Ma io li sto sfruttando tutti e ce la sto mettendo tutta”, ha detto Conte parlando con i parlamentari pentastellati. Conte ha parlato di un “colloquio costruttivo con Draghi, ma ho chiarito che la proposta come originariamente formulata pone problemi serissimi al Movimento”.

“La vera sfida è ricondurre la durata del processo penale e civile a tempi ragionevoli, in linea con gli standard dei Paesi più avanzati dell’Unione Europea. Una risposta di giustizia che sia certa e fornita in tempi rapidi costituisce uno dei maggiori incentivi per gli investimenti, una delle condizioni essenziali per attrarre nuove risorse e nuovi capitali”, ha detto la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati alla cerimonia del Ventaglio riferendosi alla riforma della giustizia e in particolare dei tempi dei processi.

Forza Italia ha chiesto che tra gli oggetti dell’allargamento del perimetro della riforma del processo penale, non ci sia solo l’abuso di ufficio, bensì anche “la definizione di pubblico ufficiale, incaricato di pubblico servizio e persona esercente servizio di pubblica necessità”. La richiesta è stata formalizzata dal capogruppo in Commissione Giustizia Pierantonio Zanettin.

Gli emendamenti di Fi alla riforma della procedura penale che riguardano l’abuso di ufficio sono inammissibili per estraneità di materia, scrive il presidente della Camera Roberto Fico rispondendo al ricorso del centrodestra, e confermando quindi la decisione del presidente della Commissione Mario Perantoni, che venerdì li aveva dichiarati inammissibili.

La riforma della Giustizia della ministra Marta Cartabia “rischia di segnare un ulteriore incremento di prestigio per le organizzazioni mafiose”, perché “i boss si dimostrano sempre capaci di celebrare i loro processi ed emettere le loro sentenze, mentre lo Stato dimostrerebbe la sua impotenza”. Ad affermarlo in un’intervista a ‘Il Fatto Quotidiano’ è il consigliere del Csm Nino Di Matteo, per il quale la riforma “ricorda per analogie evidenti la cosiddetta riforma del processo breve dell’ultimo governo Berlusconi, che rappresentava un pericolo per la tenuta stessa del sistema democratico”.