Confindustria -410mila occupati 2020, -230mila in 2021

“Il numero degli occupati registrerà un -1,8% nella media del 2020 (-410mila persone)”: una emorragia che non si arresterà nel 2021 quando, “con un recupero incompleto del Pil, la risalita della domanda di lavoro risulterà smorzata e il numero degli occupati si aggiusterà verso il basso: -1% (-230mila persone)”. Lo stima il Centro studi di Confindustria.
    Il “ricorso importante a strumenti come la Cig” sta ammortizzando un impatto dell’emergenza Covid pari nel 2020 a 2,45 milioni di Ula (-10,2%), il dato statistico che indica il numero di ‘unità” equivalenti a posti di lavoro a tempo pieno.
    Nel 2021, prevedono gli economisti di via dell’Astronomia, la domanda di lavoro tornerà a salire ma meno del Pil (+4% le ‘Ula’), non tanto da arrestare il calo di occupati. 

L’Italia affronta una “difficile risalita dopo il crollo”, indica il Centro studi di Confindustria che, con una “lieve revisione al ribasso”, stima un profondo calo del Pil italiano del 10% nel 2020 ed un recupero parziale del 4,8% nel 2021″. E’ una contrazione che porta i livelli di quest’anno “indietro a quelli di 23 anni fa” e che risente di un impatto della crisi Covid “leggermente più negativo di quello atteso alcuni mesi fa”. La stima del Pil 2021 non incorpora gli effetti della manovra che varerà il Governo e dell’impatto di risorse Ue come Recovery Fund e Mes, al momento non stimabili; considerando anche la prossima manovra come delineata dalla Nadef, in base alle stime del Governo, “potrebbe salire al +5,7%”.

Gli strumenti Ue per contrastare l’impatto economico dell’emergenza Covid, Sure, Mes e Next Generation Ue, offrono “una opportunità unica per programmare un futuro in cui la dinamica del Pil sia più elevata”. Il Centro studi di Confindustria, aggiornando le sue previsioni economiche, sottolinea così che “per l’Italia l’utilizzo degli strumenti europei costituisce un bivio cruciale: se si riusciranno a utilizzare in modo appropriato le risorse e a potenziarne l’effetto, portando avanti riforme troppo a lungo rimaste ferme, allora si sarà imboccata la strada giusta pe risalire la china. Altrimenti – avvertono gli economisti di via dell’Astronomia – l’Italia rimarrà un Paese in declino, che non sarà in grado di ripagare il suo enorme debito pubblico”.