Slittano blockbuster, crisi del cinema peggio del previsto

No Time to Die, il nuovo 007 con Daniel Craig atteso a novembre, rimandato ad aprile 2021 è stato l’inizio di un domino che si è portato via in una manciata di giorni le uscite di blockbuster cinematografici, tra cui Dune di Denis Villeneuve con Timothèe Chalamet (1 ottobre 2021 dal 18 dicembre 2020) e fatto slittare di un anno, persino di due, altri titoli (The Batman con Robert Pattinson è ora il 4 marzo 2022 , Fast and Furious 9 con Vin Diesel e Charlize Theron, ottobre 2021, West Side Story di Steven Spielberg, passato dal 25 dicembre 2020 al 10 dicembre 2021). Una valanga scioccante, “il mercato è in forte difficoltà è indubbio, noi in Italia proviamo a resistere, tre mesi fa abbiamo gettato il cuore oltre l’ostacolo, ora i polmoni”, dice con amarezza all’ANSA Luigi Lonigro, presidente dei distributori Anica.
    “Non voglio perdere la speranza, ma certo che è dura perchè i numeri del box office e dunque la realtà dei fatti parla di cifre davvero modeste e insieme agli esercenti stiamo facendo il massimo per tenere aperto il mercato ma la luce non è vicina”, aggiunge. Ammette Lonigro che “la fase di transizione è più lunga del previsto: è ben peggiore delle nostre previsioni questa situazione, mai ci saremmo aspettati la desertificazione totale in Usa. Del resto l’esperimento Tenet lo hanno fatto ma è stato disastroso non tanto all’estero quanto nel mercato interno: da 300 milioni di dollari ne hanno fatti 30…”. I titoli ‘pending’ (ossia senza data) sono tanti oppure con nuova data ad un anno e più: “ad oggi restano fino a dicembre due soli titoli americani di richiamo al botteghino: Soul e Assassinio sul Nilo, resto è poca cosa. Warner, Universal, Disney hanno tirato i remi in barca”. Lo stesso James Bond Daniel Craig ha spiegato: “Non è il momento giusto per No Time to Die” – ha detto al The Tonight Show con Jimmy Fallon – Questa è una cosa più grande di tutti noi. Vogliamo far uscire il film allo stesso tempo in tutto il mondo e questo non è il momento giusto.    Incrociamo le dita che il due aprile 2021 sarà la nostra data”.
    Il cinema italiano in questa situazione libera dalla concorrenza dei titoloni americani ne trarrà vantaggio? “Speriamo. Il film di Massimiliano Bruno Ritorno al crimine ha anticipato al 29 ottobre e Carlo Verdone con Si vive una volta sola ha occupato il suo posto e uscirà il 26 novembre, poi contiamo sui Predatori di Pietro Castellitto che ha avuto ottima accoglienza a Venezia e aggiungiamoci la nuove commedia di Woody Allen Rifkin’s Festival anticipata al 5 novembre e altri titoli indipendenti e incrociamo le dita, sperando che come in Francia, Germania e Spagna questi titoli diano un sussulto, una svolta e che da fine mese il box office del weekend risalga almeno a 6-7 milioni dai 2 a fatica di oggi”. Lonigro osserva che la crisi è soprattutto di distributori ed esercenti, i produttori e le industrie tecniche stanno invece lavorando tantissimo, per le piattaforme, per le tv prima ancora che per le sale. “Il momento per noi è drammatico, parola d’ordine resistere” conclude.

Morto Clark Middleton, Charlie di Twin Peaks

Addio a Clark Middleton. L’attore americano aveva 63 anni ed è stato stroncato dal virus del Nilo occidentale. Lo ha annunciato la moglie Elissa. Oltre ad aver fatto parte del cast di Law & Order, Middleton era diventato noto per la parte di Glen nella serie The Blacklist, per il suo ruolo minore in Kill Bill: Volume 2, film del 2004 scritto e diretto da Quentin Tarantino e soprattutto per la parte di Charlie, marito di Audrey Horne nella serie tv del 2017 ‘Twin Peaks, il ritorno’, il seguito della famosa produzione andata in onda negli anni ’90. 

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M5S:Crimi, via a Stati Generali, assemblea finale 7-8/11

“Oggi partono e si concluderanno il 7 e l’8 novembre a Roma in un grande incontro nazionale. Saranno partecipati dal basso e sarà un momento di coinvolgimento globale di tutti i nostri iscritti. Si parte dalle assemblee regionali e provinciali, che saranno convocate dai facilitatori regionali, già incaricati di attivarsi in questa direzione.” Lo annuncia sul blog delle Stelle il capo politico M5S Vito Crimi. “Queste assemblee stileranno un documento per mettere insieme i temi da porre in primo piano nell’agenda politica del MoVimento, come realizzarli e quindi che organizzazione dobbiamo darci e quali regole servono per raggiungere quegli obiettivi”, aggiunge.  

“Le assemblee” regionali e provinciali “dovranno designare dei rappresentanti che verranno a Roma – un numero circoscritto perché ovviamente anche l’emergenza Covid ci costringe a fare degli incontri che siano limitati per il numero di persone – in un’assemblea che non avrà un potere deliberante, perché l’ultima parola spetta sempre all’assemblea degli iscritti”, spiega Crimi.

“Il 7-8 novembre i rappresentanti incaricati dalle regioni si incontreranno e confronteranno in tavoli di lavoro. Le sintesi dei lavori domenica pomeriggio sfoceranno in una assemblea, che prevederà un dibattito pubblico in streaming. Al dibattito potranno intervenire anche coloro i quali non sono stati designati quali rappresentanti”. “La sintesi, il documento finale, dovrà essere sottoposto al voto della rete, alla nostra assemblea degli iscritti, che avrà sempre l’ultima parola e deciderà sul futuro del MoVimento”, aggiunge.
   

Coronavirus: chiude Boathouse, storico locale a Central Park

Chiude la Boathouse a Central Park. Lo storico e iconico ristorante di New York soccombe alla pandemia e licenzia tutti i suoi 163 dipendenti. Da location per film ad attrazione turistica o semplicemente luogo dove godersi la vista sul laghetto di Central Park, la Boathouse era aperta dal 1954. Tuttavia ora, a causa delle restrizioni per il Covid-19 e l’attuale capienza consentita all’interno (25%), resta difficile gestire i costi del ristorante. Il locale inoltre faceva affidamento su migliaia di turisti che ogni giorno in tempi normali prendevano d’assalto il parco newyorkese.
    Anche se attualmente lo scenario non è roseo, la proprietà della Boathouse tenterà la riapertura nella prossima primavera.
    Il ristorante aveva chiuso solo nel 2018 per tre mesi, dopo un progetto di ammodernamento di quasi tre milioni di dollari.
  
   

Con Piero Angela sull’Aventino di 2 mila anni fa

(ANSA) – ROMA, 06 OTT -“Dove le pietre parlano, basta dare loro la voce”, dice Piero Angela, la mascherina chirurgica abbassata sul mento solo per i pochi istanti dell’intervista video. Ed è proprio sua la voce che anima a Roma, giusto alle pendici dell’Aventino, una scoperta archeologica casuale, che il felice incontro di pubblico e privato – la Bnp Paribas Real Estate e la Soprintendenza Archeologica Speciale di Roma- ha trasformato in un museo, o meglio una “Scatola archeologica”, come la definisce la soprintendente Daniela Porro. Di fatto un grande ambiente sotterraneo – ricavato negli spazi che avrebbero dovuto ospitare i box di un condominio privato- dove i risultati dello scavo raccontano dieci secoli di storia, dai primi terrazzamenti dell’VIII secolo avanti Cristo plasmati a forza nel tufo delle rupi di cui allora era circondato il colle, fino al basamento di una torre difensiva del VI secolo a.C. al quale in epoche successive si è aggiunta una grande domus romana con tutti i cambiamenti di stile e decori dovuti al passare degli anni e ai diversi proprietari. Un unicum già di per sé, con tanti elementi preziosi per gli studi, come il disegno di uno dei pavimenti a mosaico che richiama il simbolo dell’infinito e che a Roma, come sottolinea l’archeologo responsabile Roberto Narducci, non si era mai ritrovato. E in qualche modo un progetto pilota, visto che la proprietà di quest’area, al momento della Bnp Paribas Real Estate che ci ha investito 3 milioni di euro, passerà nelle mani di un grande condominio che diventerà di fatto il gestore di questo sito, obbligato da una convenzione a manutenerlo e ad aprirlo al pubblico almeno due volte al mese.”Una sfida che abbiamo vinto tutti quanti”, sorride soddisfatto l’ad Piero Cocco Ordini. A fare la differenza però è l’animazione sapiente e nello stesso tempo non urlata, che Piero Angela e Paco Lanciano hanno messo a punto lavorando per cinque anni fianco a fianco (la scoperta è del 2015) con gli archeologi e gli storici del team. Un percorso punteggiato di luci, di suoni e di immagini proiettate che si intersecano con la narrazione prendendo per mano il visitatore per accompagnarlo in un viaggio a ritroso nel tempo, coinvolgente ma rigoroso, fedele alla ricerca storica. “Siamo stati attenti a lasciare protagonisti i reperti, ad usare la tecnologia in modo soft, semplicemente per raccontare meglio questo luogo, far capire cos’era”, puntualizza Lanciano. Ecco allora che dopo il tufo scavato e il basamento della torre si accendono i riflettori su un altro muro, lavorato e possente, che delimitava il confine di un’abitazione signorile, una grande domus probabilmente passata di mano nei secoli, dalla proprietà di un aristocratico a quella di un facoltoso commerciante, “un uomo comunque vicino al potere”, come sottolinea l’archeologa Letizia Rustico, coordinatore del progetto. Di questa grande casa, che per alcuni anni sembra essere stata anche un collegio, lo scavo ha restituito il vestibolo, decorato con un mosaico a quadri in bianco e nero, e poi una sala di rappresentanza sulla quale si affacciavano i cubicola, ovvero le stanze da letto. Qui i pavimenti sono stati cambiati più volte, i nuovi sempre sovrapposti ai vecchi. In tutto sei strati di mosaici, che la ricerca ha riportato alla luce, da quelli più semplici di epoca arcaica, fino ai più complessi, montati nel II secolo d.C. prima che l’abitazione venisse abbandonata per l’insorgere di un grave problema strutturale – forse il crollo di una galleria nelle vicinanze – che fece sprofondare e avallare gran parte del piano terra. I decori sono raffinati, la qualità è altissima sia nel disegno sia nell’esecuzione, con forme geometriche alle quali si alternano tralci di uva e uccellini, in un caso anche un pappagallo dalle piume verdi e blu. Meraviglie che insieme ai tanti oggetti d’uso comune ritrovati, dalle anfore alle lucerne, dagli aghi per il cucito ai mestoli per la cucina e persino un martello con accanto un lungo chiodo, ricostruiscono una quotidianità non cosi dissimile da quella attuale. Un concetto che Piero Angela, sottolinea convinto: “E’ quello che mi ha emozionato di più – racconta- l’archeologia delle persone, quella che fa rivivere le cose di tutti i giorni, dagli oggetti di uso comune alle scelte stilistiche per la decorazione degli interni. Roma è piena di cose ritrovate e poi nascoste. Questo è un esempio unico e virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato che mi auguro altri seguano”. Le visite – sempre su prenotazione – partiranno a novembre.

Lo storico Salone Margherita a Roma chiude i battenti

 Cala il sipario sullo storico Salone Margherita, il “bagaglino” di via Due Macelli a Roma. I riflettori si sono spenti lo scorso 30 settembre, complice la crisi dovuta al coronavirus e le pressioni della Banca d’Italia, proprietaria dell’immobile, che chiedeva indietro lo stabile. E così la società Cinema teatrale Marino & C., fondata nel 1920 dei fratelli Marino, da sempre società di gestione del Salone Margherita, si è vista costretta a riconsegnare le chiavi del teatro. 

“Non è davvero più possibile continuare in questo contesto – spiega Nevio Schiavone, patron del Salone e titolare della società -. Alla continua pressione da parte dell’Istituto di via Nazionale che da 2 anni preme per riavere il teatro allo scopo di venderlo e quindi non ci ha concesso il rinnovo del contratto d’affitto, si è aggiunta la tragedia della pandemia”. Troppo anche per chi negli ultimi sette anni ha saputo viaggiare al ritmo di circa 300 repliche l’anno. “Lasciamo consapevoli ed orgogliosi di aver dato nuova linfa vitale in questi ultimi 8 anni al Salone e nella consapevolezza che comunque Bankitalia manuterrà il teatro come un gioiello e lo farà vivere concedendolo alle produzioni con contratti transitori, in attesa di un acquirente che non si è ancora mai palesato pur se in vendita da oltre 10 anni. Anzi ci candidiamo sin da subito per poter continuare ad offrire ogni anno al nostro pubblico gli spettacoli ideati scritti e diretti dal maestro Pier Francesco Pngitore”.

Ed è proprio su questa ipotesi di mantenere viva l’attività dentro allo storico teatro che si inserisce il pensiero di Pingitore. “Sto lavorando sul nuovo spettacolo convinto come Nevio Schiavone che quando usciremo da questa brutta avventura del covid, presumibilmente nella primavera 2021, potremo tornare a calcare il palcoscenico del Salone. Il solo pensare che il “Margherita” possa non riaprire i battenti mi sembra inconcepibile. Sarebbe un’offesa grave alla cultura, allo spettacolo, alla sensibilità degli spettatori. Un’istituzione come la Banca d’Italia non può, e certamente non vorrà, chiudere in faccia al pubblico le porte di un luogo così caro ed amato, incastonato con il suo splendore architettonico e decorativo nel corpo vivo di Roma”.

In difesa del teatro si sono subito fatte sentire le voci di chi quelle assi le ha calcate. Da Martufello, comico protagonista e mattatore di tante stagioni del Bagaglino, che si dice “certo che il Salone non potrà essere sottratto al pubblico romano, né vietato agli artisti che per tante stagioni lo hanno tenuto vivo. Faccia la Banca d’Italia quei lavori che certamente servono al decoro del Teatro. Ma poi lo gestisca consentendo che vi svolgano il proprio lavoro le compagnie teatrali, in primis la nostra. E imponendo all’eventuale compratore il mantenimento della destinazione d’uso teatrale del locale”, a Valeria Marini, per la quale “il sogno non può finire. Il Salone Margherita deve continuare a esistere, il suo palcoscenico può ancora regalare sorrisi, emozioni e sogni. I riflettori si devono riaccendere sugli spettacoli di Ninni Pingitore, che ha creato straordinari show di satira inventando un genere tutto italiano. Da quando è scoppiata la pandemia abbiamo passato momenti terribili: il teatro potrà aiutarci a riscoprire emozioni e felicita’. Viva il salone Margherita!”. “Sconvolta” Pamela Prati che si sente legata al teatro “da splendidi ricordi”. 

   

Covid: senza risoluzione maggioranza due strade per Dpcm

La mancata votazione alla Camera della risoluzione della maggioranza con le indicazioni dei contenuti del Dpcm pone il governo davanti a un bivio in base alla legge vigente, cioè il decreto 19 dello scorso anno. In quel decreto, approvato a maggio, fu introdotta alla Camera la norma che prevedeva un atto di indirizzo al governo prima che questi varasse un nuovo Dpcm, cosa già avvenuta a luglio: “Il Presidente del Consiglio dei ministri o un Ministro da lui delegato illustra preventivamente alle Camere il contenuto dei provvedimenti da adottare ai sensi del presente comma, al fine di tenere conto degli eventuali indirizzi dalle stesse formulati”. Visto che non ci sono gli indirizzi, come la risoluzione che verrà votata solo domani, il governo ha come prima opzione quella di attendere 24 ore prima di varare il Dpcm, attendendo la risoluzione della Camera. Ma la stessa norma prevede una subordinata: “Ove ciò non sia possibile, per ragioni di urgenza connesse alla natura delle misure da adottare, riferisce alle Camere” sulla base di un altro comma del decreto 19, che stabilisce che il governo ogni 15 giorni riferisce sulle misure adottate nei Dpcm. Quindi il governo potrebbe varare il Dpcm, facendo poi una semplice informativa al Parlamento, ma incappando in nuove polemiche sullo svuotamento delle prerogative del Parlamento.

Intanto con 138 voti favorevoli, 2 contrari e 12 astenuti, il Senato ha approvato la risoluzione di maggioranza che impegna il governo a prorogare lo stato di emergenza fino al 31 gennaio 2021. Il voto è avvenuto dopo le comunicazioni del ministro della salute, Roberto Speranza, sulle misure di contenimento del Covid. La risoluzione, fra l’altro, chiede l’estensione in tutta Italia dell’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto e di verificare “la necessità di individuare ulteriori misure di prevenzione”, compreso “il potenziamento del sistema di tracciabilità dei contagi”.

Almeno 14 milioni di tonnellate di plastica sotto l’Oceano

Secondo una nuova stima basata su una ricerca australiana, almeno 14 milioni di tonnellate di pezzi di plastica di larghezza inferiore a 5 mm si trovano sul fondo degli oceani del mondo. L’agenzia scientifica governativa australiana, Csicro ha raccolto e analizzato campioni del fondo oceanico prelevati in sei siti a circa 300 km dalla costa meridionale del paese.
    L’analisi dei sedimenti oceanici fino a 3 km di profondità, pubblicata sul giornale Frontiers in Marine Science e di cui danno notizia diversi media internazionali, suggerisce che potrebbe esserci 30 volte più plastica sul fondo dell’oceano di quanta ne galleggia in superficie. Le microplastiche hanno un diametro di 5 mm o meno e sono per lo più il risultato di oggetti in plastica più grandi che si rompono in pezzi sempre più piccoli.
   

Trump, ‘Covid come l’influenza, impariamo a conviverci’

(ANSA) – WASHINGTON, 06 OTT – “La stagione dell’influenza sta
per arrivare. Ogni anno l’influenza fa anche oltre 100 mila
morti, nonostante il vaccino. Chiudiamo per questo il Paese? No,
abbiamo imparato a convivere con essa, proprio come stiamo
imparando a convivere col Covid, che su gran parte della
popolazione non è letale”: così ha twittato Donald Trump,
tornato alla Casa Bianca dopo quattro giorni di ricovero in
ospedale per il virus.
    Replica con un altro tweet Joe Biden, che posta una foto di
Donald Trump che, tornato alla Casa Bianca, si toglie la
protezione dal viso nonostante sia contagioso. A fianco un’altra
foto col candidato democratico che indossa invece una mascherina
nera e lo slogan ‘Masks matter’. (ANSA).
   

Coronavirus: nuovo record contagi in Iran,4.151 in un giorno

Nuovo record di casi di coronavirus in Iran, dove nelle ultime 24 ore sono stati registrati 4.151 contagi. Gli infettati salgono in tutto a 479.825. Le vittime confermate nell’ultima giornata sono 227, portando i decessi complessivi a 27.419. I pazienti in terapia intensiva aumentano a 4.200, mentre quelli guariti crescono a 394.800. I test effettuati salgono a 4.179.338. Lo ha riferito nel suo bollettino quotidiano la portavoce del ministero della Salute iraniano Sima Lari.
    “La situazione negli ultimi giorni è diventata critica”, ha avvertito Payam Tabarsi, responsabile dell’ospedale Masih Daneshvari di Teheran, secondo cui nella capitale iraniana “non ci sono più posti di terapia intensiva nei 105 ospedali dedicati ai malati” di Covid-19 e potrebbero quindi rendersi presto necessari ospedali da campo.