Bellocchio, ciak per nuovo film su Mortara nell’estate 2022

ROMA – E’ al lavoro sulla misteriosa figura di Edgardo Mortara, il bambino ebreo rapito nel 1858 e mai restituito alla famiglia, a cui sarà dedicato il suo nuovo film, Marco Bellocchio. Ed è al montaggio la sua prima serie tv ‘Esterno notte’, su Aldo Moro. “La serie su Moro dovrebbe andare in onda a primavera 2022 su Rai1. In queste imprese si scelgono sempre delle date simbolo, o quella della strage di via Fani oppure della morte, quindi nei 55 giorni della tragedia. Lo capiremo una volta fatto vedere anche alla Rai il prodotto e decideremo. Dobbiamo girare ancora una scena. Lo stiamo montando e siamo a buon punto” dice all’ANSA Bellocchio, protagonista il 6 dicembre di un incontro speciale di ‘Più libri più liberi’ alla Nuvola dell’Eur a Roma, dedicato al racconto dell’Italia attraverso il suo cinema, con Marco Damilano e Miguel Gotor.

“Stanno accadendo cose che stravolgono tutto, io arrivo alla pre-pandemia. Siamo riusciti in piena emergenza a girare questa serie, la televisione in qualche modo è uno sbocco possibile, chiaramente il cinema come il teatro sta soffrendo particolarmente. In prospettiva, poiché il cinema contava anche sugli spettatori, quello che accadrà non lo so” afferma Bellocchio. “‘Esterno notte’ è un’opera storica, ma anche con vistose infedeltà. Come verrà accolta la serie non lo so, perché siamo sempre più lontani da quella vicenda. Non credo che sarà una trasmissione solo per coloro che allora erano già grandi. Ci saranno tanti giovani che mi auguro vedano la serie che sarà in 6 puntate”. E’ la sua prima serie tv? “Sì, non voglio dire la battuta è l’ultima, perché è stupida. Quando c’è stato il quarantesimo dell’uccisone di Moro, nel 2018, molto celebrato, avevo fatto un film che mi aveva molto coinvolto, ‘Buongiorno notte’. Mi è parso che il controcampo di quel film, cioè l’esterno, come alcuni da fuori avessero vissuto questa tragedia, potesse essere interessante. Oltre a Moro i protagonisti della serie sono i terroristi che lo hanno sequestrato e poi Cossiga, la moglie di Moro, Paolo VI e anche Andreotti. Moro appare nella prima puntata e nell’ultima, riappare di tanto in tanto. E’ come se Moro scomparisse, una volta che è stato sequestrato, e noi lo sguardo lo abbiamo su chi è fuori e cerca di liberarlo, per arrivare poi alla fine” spiega Bellocchio. E Il nuovo film? “E’ un progetto concreto sul caso Edgardo Mortara, rapito nel 1858, battezzato clandestinamente e portato a Roma nella casa dei catecumeni dove è stato cristianizzato e il Papa Pio IX non ha mai voluto restituirlo alla famiglia. E’ una storia su cui tanti si sono applicati, è cosa nota che Spielberg voleva farne un film e aveva già iniziato la preparazione, ma poi ha lasciato il progetto. Lui sostiene perché non aveva trovato il bambino e capisco che trovare un bimbo di 7 anni che sia anche un grande attore è quasi impossibile. Può darsi ci fossero anche dei motivi di ordine politico”.

Ma cosa l’ha affascinato di questa vicenda? “E’ la storia misteriosa di un ragazzino che una volta rapito non fugge. E’ un bambino che diventa prete, rinnega le sue origini ebraiche e, pur restando legato alla sua famiglia, non torna indietro” dice Bellocchio. E annuncia: “Dal 2022 cominceremo una preparazione vera e propria per poter girare nell’estate. Lo stiamo sceneggiando con Susanna Nicchiarelli. Finora siamo molto aperti, non ci sono attori. Stiamo cercando. Lo produciamo noi, la nostra società con Beppe Caschetto e la Rai. E poi abbiamo avuto un grande interesse mondiale, una grossa coproduzione in Germania, in Francia, c’è una grande attenzione per questo progetto”. Ad affascinare Bellocchio, 82 anni, è stato soprattutto il mistero che c’è in questa storia: “Non voglio schierarmi con gli uni o con gli altri. E’ stato compiuto un atto di una violenza estrema nei confronti di questo bambino da parte del Papa, da parte del Sant’Uffizio di cui Pio IX era il capo. Poi è accaduto che il bambino è rimasto fedele ai suoi rapitori. Questo mistero è molto interessante” dice il grande regista. E se dovesse citare un film o un libro che nella sua vita ha rappresentato la libertà, quale sarebbe? “Nella mia formazione cinematografica c’è un capolavoro assoluto che si chiama ‘Un condannato a morte è fuggito’ di Robert Bresson, è un inno alla libertà. E’ un condannato a morte che riesce a fuggire da una prigione nazista. E’ proprio il non arrendersi, riuscendo anche a conquistare la propria libertà con il coraggio” racconta Bellocchio.