Quando la Storia è rivista da una gallina

(ANSA) – MILANO, 01 AGO – CLAUDIO MORI . STORIA DEL MONDO
VISTA DA UNA GALLINA (CM edizioni, 80 pagine, 5 euro). La prima
illustrazione è la riproduzione di una celebre copertina di
Walter Molino per la Domenica del Corriere, anno 1958, ‘Totò e
il ladro di polli’. Poi, a parte qualche altra fotografia, il
volumetto ha quasi tutte le pagine di destra bianche. In cerca
di un illustratore, spiega l’autore Claudio Mori, ex direttore
di vari quotidiani e scrittore, o meglio ancora con l’intenzione
che ogni lettore le riempia con le proprie idee e fantasie,
suggerite dalla narrazione. Non una favola, quindi ma una storia
che invita a riflettere sul rispetto dei diversi punti di vista,
attraverso gli occhi di uno degli essere viventi adesso più
bistrattati e ridicolizzati (il cervello da gallina, i polli che
Renzo porta ad Azzeccagarbugli nei Promessi sposi..).
    Raccontata, con l’espediente fantasioso di una visita ad un
museo di storia naturale, in prima persona dal gallo Banky. Ed
emergono le vicende, intrecciate con la storia del mondo, di una
creatura che, verità o leggenda, agli albori delle civiltà era
uno splendido esemplare piumato, quasi delle dimensioni di uno
struzzo, libero nella giungla asiatica, amato dagli uomini, di
cui si fidava. Per essere poi portato nell’ Egitto dei Faraoni,
e diventare un uccello venerato e tenuto nei giardini come
specie pregiata tra ibis e gazzelle; quindi animale sacro della
Grecia classica per almeno una mezza dozzina tra dèi e dee
(l’elmo di Atena nella statua d’oro e avorio eretta
nell’Acropoli era ornata con l’effigie di un gallo);
portafortuna nella Roma imperale (sempre al seguito delle
battaglie e sacrificato per procurasi la vittoria). Proprio i
Romani chiamavano i Celti Galli (e sull’elmo di costoro due ali
di gallo, simbolo di forza). Quindi il declino ad animale da
cibo e, nel medioevo, ad ingrediente per le pozioni delle
streghe, fino a diventare il logo di fast food. E’ proprio su
questo precipizio , simile al destino di tanti popoli, o di
masse di popoli, che Mori vuole tirare le sue conclusioni: come
per le galline, dalla liberà alla sopraffazione, alla schiavitù,
in attesa di una morte terribile.
    “Ma in ogni parte del mondo, in ogni sistema politico,
lontano dalle città, ci sono ormai strani recinti con dentro
orribili capannoni, impenetrabili agli occhi di chiunque, ai
raggi del sole, luoghi di se- gregazione brutale dove non c’è
terra da razzolare – conclude l’autore – . Chi è rinchiuso là
dentro rappresenta tutto quello che abbiamo perso”. (ANSA).