L’Uomo dell’aria diventa Fiaba di Natale

Se ne vanno con L’Uomo dell’aria paure, frustrazioni, nascono e muoiono desideri. Si compie un viaggio tra cielo e terra, da cui si esce diversi, con il vecchio funambolo della ‘Fiaba di Natale” di Simona Baldelli, pubblicata da Sellerio.
    In alto, sospeso su un cavo tra la vecchia biblioteca e il campanile di una chiesa abbandonata in una città come tante, c’è l’Uomo che cammina a grande altezza dal suolo e sotto, sulla strada, si accalca la folla: sconosciuti, curiosi, quelli che vogliono convincerlo a scendere, i pompieri, la figlia, vecchi amici e arriva anche la televisione. Con il fiato sospeso tutti seguono i passi del vecchio funambolo che tra acrobazie ed equilibrismi percorre la strada verso la fine o un nuovo inizio, in un futuro da riscrivere. E tutti, senza rendersene conto, vivono un’avventura che li porta ad aprirsi, a raccontarsi, seguendo quel corpo sospeso.
    Grande conoscitore del vento che con i suoi soffi può compromettere equilibrio e stabilità, il funambolo si è guadagnato per questo il nome di Uomo dell’aria e ha compiuto piroette nel cielo e imprese incredibili come se ad assisterlo sulla corda sospesa ci fosse un aiutante invisibile, un folletto colorato. “Le leggi del vento le aveva capite seguendo il volo degli uccelli. Da ragazzo, passava giornate intere al mare a studiare rondini e gabbiani”, racconta la Baldelli che è originaria di Pesaro, ma vive a Roma e con il suo primo romanzo ‘Evelina e le fate’ è stata finalista al Premio Italo Calvino e vincitrice del Premio Letterario John Fante nel 2013. Tra i suoi libri, ‘Vicolo dell’Immaginario’ e ‘La vita a rovescio’ ispirato alla storia di Caterina Vizzani, una donna del Settecento che per otto anni vestì abiti da uomo. In ‘Fiaba di Natale’ compie una traversata nel mondo della sospensione che è quello in cui siamo finiti con la pandemia e il filo su cui si muove il funambolo è a sua volta una metafora di morte e rinascita che ci parla in questo Natale diverso. E proprio a poche settimane dal Natale, quando si cominciano ad accendere le luminarie natalizie, si concretizza l’idea di questa nuova impresa. A lui un tempo il Natale piaceva, quando “decorava un albero alto fino al soffitto e una manina gli passava palline colorate e fili d’argento”, ma adesso gli mette “una profonda tristezza” anche se poi quelle manine gli offrono una stella cometa. E’ poetico il mestiere dell’Uomo dell’aria ma tutto va preparato con cura scientifica tra ricerche e biblioteche.
    Neppure il funambolo sa spiegarsi cosa lo spinge, sa che il percorso sarà lungo perché si procede molto lentamente, ma parte all’alba. “L’orologio segnava le 6.10. Si tolse le scarpe e fece ruotare le articolazioni di piedi, gambe, braccia, testa. Corse su è giù per il balcone regolarizzando il respiro” racconta l’autrice.
    Mentre cammina nell’aria viviamo i suoi equilibrismi e pensieri: “non c’è altro modo che essere salvi ed eterni che superando i propri confini” dice. E la conduttrice del programma tv in diretta chiede: “perché fai questo, Uomo dell’Aria? Quale dolore ti ha spinto lassù?” mentre noi siamo al sicuro nelle nostre case, con l’albero di Natale che risplende?”. La città si ferma e a sua volta si trasforma come tutti quelli che hanno seguito questa impresa fino a entraci dentro, a viverla, in questo romanzo che segue la linea dei sogni che danno “origine a ogni cosa”. (ANSA).