Chimamanda Ngozi Adichie, basta disuguaglianze

TORINO – “Quale mondo sogno per il post-Covid? Sogno un mondo che abbia imparato la lezione, che abbia capito che da soli non si va da nessuna parte, che per stare bene serve che anche gli altri stiano bene. Un mondo che, per esempio, capisca che se l’Occidente si vaccina tutto, ma intere zone restano senza vaccino, non abbiamo risolto nulla.
    Sogno un mondo con meno diseguaglianze, vera piaga moderna. E’ un pensiero radicale, ma anche Galileo lo fu”. La scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie ha aperto così la lectio con cui ha inaugurato su invito del direttore Nicola Lagioia la 33/a edizione del Salone del Libro di Torino. Una scelta, quella di Chimamanda Ngozi Adichie, non certo casuale. Una donna e di colore. Una scrittrice femminista che, anche a Torino, ha ribadito la necessità di un mondo più condiviso, anche per combattere le violenze di genere. Alla cui base, secondo l’autrice, c’è una scarsa conoscenza dell’essere umano. “Un giorno, mi trovavo in America per un premio – ha raccontato – su un taxi. Il tassista mi chiese che lavoro facevo. Risposi che ero una scrittrice e lui mi disse che non leggeva e che mai avrebbe letto un romanzo di una donna nera perché non lo interessava. Ho capito in quel momento che tutti siamo ‘chiusi’ a certi mondi degli altri, per esempio io non leggo libri di fantascienza. E sbaglio perché in ogni opera umana c’è dell’umanità. E se gli uomini smettessero di leggere praticamente solo testi di uomini per almeno 50 anni, credo non avremmo più violenze di genere, perché I maschi conoscerebbero di più le donne e non avrebbero più così tanta voglia di fare loro violenza, di annientarle”.
    La scrittrice, accolta a Torino dal calore di un pubblico che l’ha più volte applaudita, ha poi firmato copie dei suoi libri allo stand della Einaudi, il suo editore italiano che ha appena pubblicato ‘Appunti sul dolore’, dedicato ad indagare nei suoi sentimenti più profondi dopo la morte del padre. “La letteratura è il mio più grande amore – ha concluso – è la lente con cui guardo il mondo. Sogno un mondo post-Covid in cui tutti leggano più letteratura e gioiscano dell’uscita di un libro come e di più dell’uscita di un film”.